Il paese

Valle di Maddaloni, sita in provincia di Caserta, prende nome dall’omonima valle che occupa l’ultima propaggine dei Monti Tifatini, con orientamento da Nord-Est a Sud-Ovest.

Coperta dalle acque del Mar Tetide durante il Pleistocene, oggi si presenta come un ricco giacimento fossilifero, i cui reperti paleontologici, come le rudiste e le nerinee testimoniano l’habitat dell’epoca.

La presenza dell’uomo in questa valle risale, invece, alla preistoria come testimoniato dei reperti ricogniti e conservati entro teche presso la sede della Casa Comunale. Ma è con la dominazione romana che la vallata ottiene importanza nella geografia locale, quando viene utilizzata come via di comunicazione tra i Romani in pianura campana ed i Sanniti nell’entroterra. Nel 212 a. C. in questa valle vi soggiornò Annibale prima di conquistare Calatia e Capua, come afferma lo storico Tito Livio. In quest’epoca, la vallata, era abitata da poche e sparse Domus che sfruttavano i campi per produzione agricola. Al periodo tardo-antico risalgono i primi agglomerati abitativi, qui si vennero a costituire tre abitati, ossia Piedeste, Antignano e Cerquarola, piccoli borghi di contadini e pastori non ancora geolocalizzati. Con le prime invasione barbariche, in particolar modo dei Saraceni, vennero abbandonati questi borghi per rifugiarsi sulla collina del versante Nord. Nacque così il primo impianto del Castello di Valle, con il conseguente Borgo, che rimarrà per secoli emblema del paese. Costituitosi questo nuovo feudo, passò da una famiglia all’altra, sia per motivi ereditari che di compravendita, appartenne infatti alla famiglia dei Caetani, Sanseverino e dei Della Ratta, quest’ultima, detenne il Castello con l’intero feudo per tre generazioni, fino al 1470, quando per atto di donazione, cedette il tutto alla Santa Chiesa dell’Annunziata di Napoli in cambio del perdono dei propri peccati. Intanto si ebbero i primi cambiamenti nel paese, la diruta chiesa di S. Pietro al Campo venne completamente abbandonata e successivamente distrutta, mentre venne costruita la nuova arcipretale Chiesa di S. Pietro A. e S. Pancrazio M., consacrata nella prima metà del XVII sec. Abbandonata anche la Chiesa Parrocchiale di S. Pancrazio M., in quanto fuori dal centro abitato e scomoda al servizio del culto, venne trasferita la sede Parrocchiale nella nuova Chiesa.

Intanto, anche la Chiesa della SS. Annunziata subiva rifacimenti e restauri, essendo questa direttamente gestita dalla Casa Santa di Napoli, tanto da renderla “bella e vetustissima”. Purtroppo,  essendo il feudo, amministrato da Napoli indusse il Castello in uno stato di abbandono, tanto da provocarne continui crolli, di cui oggi ne restano pochi ruderi. Intanto nel 1751 iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo Palazzo Reale a Caserta per la famiglia Reale dei Borbone, tale cantiere necessitava di una enorme quantità d’acqua che il solo acquedotto Giove-Fontanelle non soddisfava, così l’Architetto Luigi Vanvitelli individuato dieci sorgenti alle falde del Monte Taburno ne ipotizzò un acquedotto nuovo per il trasporto di queste acque. Il nuovo condotto doveva attraversare il territorio del feudo di Valle, per tale occasione la Santa Casa dell’Annunziata di Napoli propose la vendita di questo feudo, che venne subito acquistato dal Re Carlo III di Borbone. Così, nel 1752, Valle passò da feudo dell’Annunziata di Napoli a feudo della casata borbonica. Il periodo della reggenza di Valle da parte della Casa Reale è testimoniato dalla realizzazione dell’Acquedotto Carolino e, nella fattispecie, dei Ponti di Valle, struttura architettonica composta da novanta archi disposti su tre ordini, per una lunghezza massima di 529 m. ed un’altezza di 58 m. La presenza dell’Acquedotto Carolino indusse, negli anni successivi, ad un progressivo beneficio per l’abitato di Valle, infatti venne subito costruito un mulino ad acqua, e successivamente, una diramazione di tale condotto per alimentare il paese con parte delle acque. I Ponti di Valle entrarono sin dall’inizio tra le mete del Gran Tour dell’800, difatti numerosi furono i visitatori che qui si recavano per ammirare una struttura così imponente. Tutto ciò fino al 1 e 2 ottobre del 1860, quando proprio in prossimità dei Ponti si scontrarono l’esercito borbonico guidati dal Von Meckel contro l’esercito garibaldino guidati da Bixio. Le prime posizioni sembravano favorire i Borboni, ma il giorno 2 ottobre le sorti si ribaltarono in favore dei garibaldini, tanto da indurli alla vittoria. Ultima e decisiva battaglia, con questo atto si sancì l’Unità d’Italia, i Ponti di Valle che furono emblema della potenza dei Borbone e dell’ingegno del Vanvitelli divenne simbolo del crollo di una casata e del suo Regno.

Dal 1860 in poi, Valle subì tutti i cambiamenti che interessarono l’intero sud Italia, inizialmente, nel 1862, venne modificato il toponimo dell’abitato da Valle in Valle di Maddaloni. Nel 1868 venne inaugurata la nova linea ferroviaria che collegava Napoli – Caserta con Benevento – Foggia, la quinta linea ferroviaria d’Italia e, nel 1928, divenne la prima linea ferroviaria elettrificata.

Oggi Valle di Maddaloni, si presenta come un ridente abitato di montagna, uno scrigno che conserva il tesoro della propria storia, oltre all’Acquedotto Carolino con i suoi Ponti di Valle, si può ammirare il Monumento Ossario ai Garibaldini, eretto in prossimità del Ponte per conservare e commemorare l’epopea risorgimentale che travolse l’intera penisola, inaugurato nel 1899. Qui si intrecciano le più nobili delle arti, oltre l’architettura del Ponte, infatti, è degna di visita la Chiesa della SS. Annunziata al cui interno si conservano opere di Marco Pino, Giovanni Cosenza e del Bevilacqua. Presso il centro storico è posta la Chiesa di S. Pietro A. e S. Pancrazio M., dove si conservano le statue dei Santi protettori S. Pancrazio M. e S. Flavia D. V. M. nonché Maria SS. delle Divine Grazie di cui il popolo vallese è particolarmente devoto. Il centro storico, composto da strutture tardo rinascimentali, si presenta con un’asse stradale principale, via Umberto I, su cui sono presenti le abitazioni composte da una corte chiusa interna. Gioielli di architettura civile sono i Palazzi: Giglio, Vigliotti, Magliocca, Biondi, Liquori, Nuzzi e Suppa. Merita, un ulteriore attenzione, Piazza Magliocca, che oltre al Monumento commemorativo alle vittime di tutte le guerre, si apre a terrazzo offrendo un magnifico sguardo dell’intera vallata.

Prodotto tipico di Valle di Maddaloni è la Mela Annurca, coltivata ancora secondo le antiche usanze, tramandate da generazione in generazioni, dalla cui polpa si ricava marmellata e liquori, nonché utilizzata per magnifici dolci.

Sui monti circostanti si snodano sentieri e tratturi che, inerpicandosi lungo i declivi, regalano scorci su magnifici paesaggi, la cui vista si apre su vette e valli circostanti. Qui, inoltre, è possibile ammirare la flora e la fauna della tipica macchia mediterranea, nella fatti specie caratterizzata da elementi tipici degli Appennini. Sentieri che, oggi, sono molto percorsi da coloro che, oltre ad amare la natura, vi si recano per farvi sport o semplici passeggiate.

Condizionata dai monti e boschi circostanti, a Valle, nel passato hanno preso forma leggende e racconti, i cui protagonisti spesso esseri fantastici, hanno preso vita dalla semplice cultura contadina che caratterizzava l’abitato di Valle di Maddaloni.

Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Cliccando su accetto ne consentirai l'utilizzo. La mancata attivazione potrebbe compromettere la visualizzazione di alcune parti del sito maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi